Regolazione emotiva delegata: quando chiedi all’altro di calmarti, sempre


A volte basta uno sguardo per tranquillizzarti.
Un messaggio per riportarti a terra.
Un abbraccio per spegnere l’ansia.
Ma se hai bisogno sempre di qualcuno per calmarti,
se da solo non riesci mai a trovare un equilibrio,
allora potresti essere dentro una dinamica invisibile e comune:
la regolazione emotiva delegata.
Cos’è la regolazione emotiva delegata
Regolare le emozioni è una capacità fondamentale. Significa riuscire a riconoscere, accogliere e modulare ciò che si prova, senza esserne sopraffatti.
Tutti, di tanto in tanto, chiediamo conforto, supporto, presenza. È sano.
Ma quando affidiamo costantemente all’altro il compito di calmarci, rassicurarci o darci stabilità emotiva, la regolazione emotiva diventa delegata.
Cioè: non me la do io. La cerco (o pretendo) dall’esterno.
Francesca ha 29 anni. Ogni volta che il suo compagno tarda a rispondere ai messaggi, sente salire l’ansia. La mente comincia a correre: “E se mi stesse lasciando? Se fosse arrabbiato?”
Anche quando lui le spiega che era solo impegnato, lei non si calma davvero… finché non sente “ti amo” o non riceve un abbraccio.
Ha bisogno che sia lui a rassicurarla. Sempre.
Segnali della regolazione emotiva delegata
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Ti calmi solo quando l’altro ti rassicura (non da solo).
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Se il partner è distante o assente, ti senti perso o fuori controllo.
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Reagisci in modo molto intenso a silenzi, mancate risposte, ritardi.
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Spesso chiedi conferme: “Va tutto bene?”, “Mi ami ancora?”, “Hai qualcosa che non va?”
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L’altro diventa il tuo termometro emotivo: se c’è, stai bene. Se è distante, crolli.
Perché succede? Le radici psicologiche
1. Stile di attaccamento insicuro-ansioso
Secondo la teoria dell’attaccamento (Bowlby, 1988), chi non ha sperimentato una presenza affettiva stabile nell’infanzia tende, da adulto, a cercare conferme costanti nei legami.
Ogni piccolo segnale di distanza viene vissuto come rischio di abbandono (Mikulincer & Shaver, 2007).
2. Carenza di esperienza emotiva autonoma
Se non hai imparato, fin da piccolo, a nominare e gestire le emozioni, è naturale cercare fuori ciò che dentro non sai fare da solo (Gross, 2015).
3. Relazioni passate instabili
Se sei stato in relazioni segnate da ambiguità, silenzi o rifiuti improvvisi, potresti aver sviluppato un sistema d’allerta che ti spinge a cercare rassicurazioni continue, per prevenire nuovi dolori.
Qual è il problema?
Chiedere supporto è sano.
Ma quando l’altro diventa l’unico regolatore delle tue emozioni, si innescano dinamiche dannose:
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Il partner si sente sovraccaricato o responsabile del tuo benessere.
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Tu ti senti sempre più dipendente.
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Si crea una relazione sbilanciata: uno si regola, l’altro si svuota.
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Ogni conflitto diventa una minaccia catastrofica.
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L’insicurezza aumenta, anche quando tutto va bene.
Come mostra un recente studio (Kobak & Bosmans, 2019), la difficoltà a regolare le emozioni in autonomia è fortemente correlata a instabilità relazionale e disagio affettivo cronico.
Differenza tra co-regolazione e delega
Co-regolazione sana | Regolazione delegata |
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Chiedo supporto ma so contenere me stesso | Cerco l’altro per calmarmi ogni volta |
Alternanza nei ruoli (a volte do, a volte ricevo) | Il partner è sempre il contenitore emotivo |
Accetto il disagio emotivo | Pretendo che l’altro lo tolga subito |
L’altro è un aiuto, non un’ancora | Senza l’altro, mi sento perso |
Come uscirne
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Riconosci la dinamica
Non giudicarti: è una strategia adattiva che ti ha protetto. Ma oggi ti limita. -
Impara a stare nel vuoto
Quando l’altro non risponde, osserva il disagio senza agire subito. Prendi tempo. -
Dai un nome a ciò che senti
La regolazione comincia dalla consapevolezza: rabbia? Paura? Tristezza? -
Allena micro-azioni autonome
Scrivere, respirare, muoverti. Ogni gesto che parte da te è un atto di cura emotiva. -
Lavora in terapia
Un percorso psicoterapeutico può aiutarti a diventare il tuo primo regolatore emotivo, con dolcezza e gradualità.
Conclusione
Tutti abbiamo bisogno di qualcuno.
Ma quando l’altro diventa l’unico modo per sentirti bene, rischi di perdere la tua forza.
Imparare a calmarti da solo non significa rinunciare all’amore.
Significa portarlo dentro di te, anche quando l’altro non c’è.
Vuoi iniziare a regolarti senza dipendere?
Su Freud, puoi trovare un terapeuta adatto a te.
Compila il questionario: è il primo passo per ritrovare stabilità dentro di te, e portarla anche nei legami.
Riferimenti bibliografici (APA style)
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Bowlby, J. (1988). A Secure Base: Parent-Child Attachment and Healthy Human Development. Basic Books.
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Gross, J. J. (2015). Emotion regulation: Current status and future prospects. Psychological Inquiry, 26(1), 1–26. https://doi.org/10.1080/1047840X.2014.940781
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Kobak, R., & Bosmans, G. (2019). Attachment and psychopathology: A dynamic developmental perspective. Journal of Abnormal Child Psychology, 47(3), 363–375. https://doi.org/10.1007/s10802-018-0475-2
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Mikulincer, M., & Shaver, P. R. (2007). Attachment in Adulthood: Structure, Dynamics, and Change. Guilford Press.