Regolazione emotiva delegata: quando chiedi all’altro di calmarti, sempre

Regolazione emotiva delegata: quando chiedi all’altro di calmarti, sempre
Scritto da Redazione Freud
Pubblicato il 03/05/2025 in Blog

A volte basta uno sguardo per tranquillizzarti.
Un messaggio per riportarti a terra.
Un abbraccio per spegnere l’ansia.

Ma se hai bisogno sempre di qualcuno per calmarti,
se da solo non riesci mai a trovare un equilibrio,
allora potresti essere dentro una dinamica invisibile e comune:
la regolazione emotiva delegata.

Cos’è la regolazione emotiva delegata

Regolare le emozioni è una capacità fondamentale. Significa riuscire a riconoscere, accogliere e modulare ciò che si prova, senza esserne sopraffatti.
Tutti, di tanto in tanto, chiediamo conforto, supporto, presenza. È sano.

Ma quando affidiamo costantemente all’altro il compito di calmarci, rassicurarci o darci stabilità emotiva, la regolazione emotiva diventa delegata.
Cioè: non me la do io. La cerco (o pretendo) dall’esterno.

Francesca ha 29 anni. Ogni volta che il suo compagno tarda a rispondere ai messaggi, sente salire l’ansia. La mente comincia a correre: “E se mi stesse lasciando? Se fosse arrabbiato?”
Anche quando lui le spiega che era solo impegnato, lei non si calma davvero… finché non sente “ti amo” o non riceve un abbraccio.
Ha bisogno che sia lui a rassicurarla. Sempre.

Segnali della regolazione emotiva delegata

  • Ti calmi solo quando l’altro ti rassicura (non da solo).

  • Se il partner è distante o assente, ti senti perso o fuori controllo.

  • Reagisci in modo molto intenso a silenzi, mancate risposte, ritardi.

  • Spesso chiedi conferme: “Va tutto bene?”, “Mi ami ancora?”, “Hai qualcosa che non va?”

  • L’altro diventa il tuo termometro emotivo: se c’è, stai bene. Se è distante, crolli.

Perché succede? Le radici psicologiche

1. Stile di attaccamento insicuro-ansioso

Secondo la teoria dell’attaccamento (Bowlby, 1988), chi non ha sperimentato una presenza affettiva stabile nell’infanzia tende, da adulto, a cercare conferme costanti nei legami.
Ogni piccolo segnale di distanza viene vissuto come rischio di abbandono (Mikulincer & Shaver, 2007).

2. Carenza di esperienza emotiva autonoma

Se non hai imparato, fin da piccolo, a nominare e gestire le emozioni, è naturale cercare fuori ciò che dentro non sai fare da solo (Gross, 2015).

3. Relazioni passate instabili

Se sei stato in relazioni segnate da ambiguità, silenzi o rifiuti improvvisi, potresti aver sviluppato un sistema d’allerta che ti spinge a cercare rassicurazioni continue, per prevenire nuovi dolori.

Qual è il problema?

Chiedere supporto è sano.
Ma quando l’altro diventa l’unico regolatore delle tue emozioni, si innescano dinamiche dannose:

  • Il partner si sente sovraccaricato o responsabile del tuo benessere.

  • Tu ti senti sempre più dipendente.

  • Si crea una relazione sbilanciata: uno si regola, l’altro si svuota.

  • Ogni conflitto diventa una minaccia catastrofica.

  • L’insicurezza aumenta, anche quando tutto va bene.

Come mostra un recente studio (Kobak & Bosmans, 2019), la difficoltà a regolare le emozioni in autonomia è fortemente correlata a instabilità relazionale e disagio affettivo cronico.

Differenza tra co-regolazione e delega

Co-regolazione sana Regolazione delegata
Chiedo supporto ma so contenere me stesso Cerco l’altro per calmarmi ogni volta
Alternanza nei ruoli (a volte do, a volte ricevo) Il partner è sempre il contenitore emotivo
Accetto il disagio emotivo Pretendo che l’altro lo tolga subito
L’altro è un aiuto, non un’ancora Senza l’altro, mi sento perso

Come uscirne

  1. Riconosci la dinamica
    Non giudicarti: è una strategia adattiva che ti ha protetto. Ma oggi ti limita.

  2. Impara a stare nel vuoto
    Quando l’altro non risponde, osserva il disagio senza agire subito. Prendi tempo.

  3. Dai un nome a ciò che senti
    La regolazione comincia dalla consapevolezza: rabbia? Paura? Tristezza?

  4. Allena micro-azioni autonome
    Scrivere, respirare, muoverti. Ogni gesto che parte da te è un atto di cura emotiva.

  5. Lavora in terapia
    Un percorso psicoterapeutico può aiutarti a diventare il tuo primo regolatore emotivo, con dolcezza e gradualità.

 

Conclusione

Tutti abbiamo bisogno di qualcuno.
Ma quando l’altro diventa l’unico modo per sentirti bene, rischi di perdere la tua forza.
Imparare a calmarti da solo non significa rinunciare all’amore.
Significa portarlo dentro di te, anche quando l’altro non c’è.

 

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Riferimenti bibliografici (APA style)

  • Bowlby, J. (1988). A Secure Base: Parent-Child Attachment and Healthy Human Development. Basic Books.

  • Gross, J. J. (2015). Emotion regulation: Current status and future prospects. Psychological Inquiry, 26(1), 1–26. https://doi.org/10.1080/1047840X.2014.940781

  • Kobak, R., & Bosmans, G. (2019). Attachment and psychopathology: A dynamic developmental perspective. Journal of Abnormal Child Psychology, 47(3), 363–375. https://doi.org/10.1007/s10802-018-0475-2

  • Mikulincer, M., & Shaver, P. R. (2007). Attachment in Adulthood: Structure, Dynamics, and Change. Guilford Press.